Hekau: le parole del potere. Magia egizia e antichi misteri

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La mitologia egizia fa un largo uso di incantesimi e scongiuri, ed è profonda conoscitrice della dottrina dei nodi, utili per manipolare la realtà e piegarla al nostro volere. Heka era in Egitto il dio della magia, e non ci sorprende che il suo nome somigli così tanto a quello della greca Hekate, dea lunare a sua volta connessa con gli incantesimi e le stelle.

Ecco un articolo dedicato a Heka, dio egizio della magia.

Nei miti che ci narrano della grande lotta tra Horus e Seth o dello struggente amore tra Iside e Osiride, troviamo spesso gli hekau utilizzati per risolvere un problema. Il dio che li insegna ad Iside e che appare sempre come saggio consigliere e risolutore di conflitti è Thoth, il dio dalla testa d’ibis.

L’Occhio di Horus

 

Durante la sua battaglia contro il feroce Seth, Horus perse un occhio e, cieco e disperato, chiese l’aiuto del saggio ibis. Questi mandò le altre divinità a cercarlo e sospirò amaramente quando scoprì che l’occhio si era ormai rotto in ben sessantaquattro parti. Thoth però era il dio della conoscenza e quindi non si arrese, anzi, si mise subito all’opera, ricostruendolo grazie ai suoi potenti incantesimi.

Nell’antico Egitto, il geroglifico dell’Occhio di Horus veniva suddiviso in 6 parti: ciascuna era una frazione dell’occhio intero e rappresentava non solo un’unità di misura utilizzata dagli egizi, ma anche uno dei cinque sensi (vista, udito, tatto, gusto e olfatto) più uno, cioè il pensiero.

Il fatto che il pensiero fosse considerato uno dei sensi è molto interessante, così come lo è il fatto che il segno che lo rappresentava fosse proprio il sopracciglio posto al di sopra dell’occhio, mentre la vista era chiaramente la pupilla al centro.

Ecco L’Occhio composto delle sue varie parti:

Di queste porzioni, l’1/2 era l’olfatto, l’1/4 ovviamente la vista, l’1/8 il pensiero, l’1/16 l’udito, l’1/32 il tatto ed infine l’1/64 il gusto.
Se però facciamo la somma di tutte queste parti, non otteniamo 64/64, ovvero un intero, bensì 63/64. Che fine ha fatto quell’1/64 mancante?
Non è possibile percepirlo e tantomeno misurarlo: è la magia che Thoth ha utilizzato per ricostruire l’Occhio di Horus.

La magia dei nomi

Gli hekau erano incantesimi davvero potenti e perciò bisognava fare molta attenzione! In antico egizio, il nome si dice ren, parola usata anche per indicare il nodo, infatti il nome proprio di una persona era importantissimo e chiunque ne fosse a conoscenza sarebbe stato in grado di legarla e soggiogarla.

Quando un bambino veniva alla luce e succhiava per la prima volta il latte materno, Renenutet, la dea cobra, gli conferiva il suo nome proprio, che sarebbe stato meglio tenere segreto per evitare che il piccolo cadesse nelle mani di qualche potente stregone.

Anche Ra, il grandioso dio solare, farà di tutto per impedire a Iside di conoscere il suo vero nome, ma Iside poteva contare su un alleato davvero potente, cioè Thoth, il signore della conoscenza.

Solo quando Ra venne minacciato da Iside, la quale conosceva il suo vero nome, il suo nodo, e lo aveva quindi in pugno, si decise a mostrarsi benevolo verso il giovane Horus, che chiedeva agli déi di aiutarlo a vendicare la morte di suo padre Osiride.

Un pezzetto di Luna

Quando Nut (il cielo) era incinta dei figli di Geb (la terra) e non poteva partorire a causa di una maledizione di Ra, fu sempre Thoth a trovare una soluzione. Si recò da Khonsu, il giovane dio lunare, e lo sfidò a una partita al gioco del senet. Gli disse che, se avesse vinto, Khonsu avrebbe dovuto donargli un settantaduesimo del proprio argenteo astro. Non sembrava molto, quindi il dio della Luna accettò e, come c’era da aspettarsi, perse la partita contro l’astuto Thoth.

Per conoscere meglio questa leggenda e scoprire molti altri giochi descritti nei miti di tutto il mondo, ecco l’articolo sul gioco nel mito.

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Thoth vinse dunque 1/72 del bagliore lunare, quindi una porzione di Luna.

Considerando che la Luna è un cerchio, e quindi ha un raggio di 360°, Thoth ne aveva vinta una frazione equivalente a 5°. Il calendario egizio allora era di matrice lunare e contava proprio 360 giorni, e Thoth in questo modo aveva vinto una fetta di tempo: 5 interi giorni!

Ra, geloso di Geb, aveva maledetto Nut, dicendole che in nessun giorno dell’anno avrebbe partorito i suoi figli, ma ora Thoth aveva creato 5 giorni extra, che vennero considerati speciali, al di fuori del normale anno, e furono chiamati giorni epagomeni. Li donò a Nut, la quale li utilizzò per generare Iside, Osiride, Seth, Horus l’Antico e Nefti, i più importanti dèi del pantheon egizio.

Queste e molte altre incredibili storie sono raccolte nel libro della collana Meet Myths:   I Miti Egizi!

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