Mehregan: l’equinozio nell’antica Persia

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Nell’affascinante mondo persiano, l’equinozio d’autunno è conosciuto come Mehregan, un tempo dedicato a Mithra, il dio solare che ogni giorno percorre la volta celeste sul suo carro trainato da bianchi cavalli, ed in seguito celebrato in onore dello yazata Mehr, portatore di amicizia ed unità.

Gli yazata, nei miti zoroastriani, sono spiriti benevoli, una specie di angeli, che aiutano gli ahura (divinità lucenti, simili ad arcangeli) a combattere il male.

A Mehr, nel calendario persiano, era dedicato sia il nome di un mese che quello di uno dei trenta giorni di ogni mensilità, e quando cadeva il giorno di Mehr, nel mese di Mehr, allora era il momento di celebrare Mehregan. La festività scandiva anche il momento dell’ultimo raccolto, ringraziando Ohrmuzd (il saggio dio lucente) e Mithra di avere abbastanza cibo per sopravvivere all’inverno.

In questa occasione la città di Persepoli diveniva il centro di grandissimi festeggiamenti. Numerose persone, provenienti dalle province del vasto impero persiano, si recavano nella capitale, portando doni al re. Ciascuno offriva quanto poteva permettersi: solitamente si trattava di monete d’oro o d’argento, di bestiame, ma c’era anche chi, nella sua condizione di povertà, donava al sovrano anche solo una mela.

Tutto veniva annotato nei registri reali e, se qualcuno aveva bisogno di aiuto e chiedeva un finanziamento al re, questi gli offriva il doppio di quanto gli era stato donato durante la festa di Mehregan.

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In questa celebrazione, il sovrano si rifaceva il guardaroba invernale, e perciò donava ai poveri tutti i suoi abiti estivi.

Se Mehregan è l’equinozio d’autunno (che solitamente cadeva intorno al 2 ottobre), Nowruz è invece quello primaverile, che sancisce anche l’inizio del nuovo anno persiano.
In Persia, il clima è diverso dal nostro, e l’arrivo dell’inverno non è visto come un periodo di insopportabile gelo e di morte della natura, ma piuttosto come un momento di rinvigorimento e rinascita, che porta refrigerio dopo la bollente estate.

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Secondo la leggenda, il trono di Persia venne occupato dal crudele tiranno Zahhak, che aveva ben tre teste, una umana e due di serpente, che si nutrivano di cervelli umani e, se fossero rimaste a bocca asciutta, avrebbero divorato quello del loro stesso portatore. Costui, per sfamare le sue teste rettili, uccideva ogni giorno due innocenti fanciulli rapiti al popolo. Aveva ucciso e detronizzato il legittimo re Jamhsid proprio alla vigilia dell’anno nuovo, Nowruz, ma sarà proprio durante Mehregan che a sua volta perderà il potere per opera del nipote di Jamhsid, un giovane e valoroso eroe di nome Fereydun.

La storia di come il fabbro Kava, i cui figli erano stati presi da Zahhak per nutrire le proprie mostruose teste, unì il popolo nella ribellione contro il malvagio sovrano è entrata nella leggenda, tanto che il grembiule da fabbro che Kava sventolò come segno di rivolta davanti alle tre teste del tiranno, è divenuto la prima bandiera iraniana della storia, nonché segno dell’unità nazionale sotto la dinastia Sasanide.

Fu proprio con la sconfitta di Zahhak per opera di Kava e Fereydun, il nuovo legittimo re, che si istituì la festività di Mehregan, che simboleggia appunto l’unità ed il rinnovamento.

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La leggenda prosegue narrando di come Zahhak non potesse essere ucciso, poiché era un messo del signore dei demoni in persona, e dal suo sangue sarebbero uscite migliaia di serpi che avrebbero invaso il mondo, perciò un arcangelo fermò la mano di Fereydun, che stava per infliggergli il colpo finale, e gli disse di incatenare piuttosto il tiranno in una grotta  sotto il monte Damavant. Lì, lasciato solo con le due teste sibilanti sempre più affamate, Zahhak trovò un’ingloriosa e terribile fine.

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