La fondazione di Roma

Era il 21 aprile del 753 a.C. quando, secondo la tradizione, venne fondata la città eterna.

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Fu Romolo a disegnare con un aratro il perimetro circolare di quella che sarebbe stata la sua città, ma la leggenda inizia molto prima, al tempo della grande guerra di Troia.

Come i poemi omerici ci hanno raccontato, un esercito di greci assediò la città di Ilio (o Troia) usando come pretesto il rapimento di Elena, la donna più bella del mondo, moglie del re di Sparta Menelao. Tra i principi troiani ve n’era uno famoso per la sua pietas, ovvero il rispetto verso i genitori e gli dèi; il suo nome era Enea, e fu proprio a lui che il fantasma del principe Ettore, ucciso da Achille, si presentò, dicendogli di fuggire verso occidente e fondare una nuova stirpe.

Enea non era un uomo comune, ma era figlio di Anchise, un mortale, e della dea Venere, e partì dalla città assediata di Ilio, portando con sé la sua famiglia e i tesori del tempio. Una profezia fatta dall’Apollo delfico lo spingeva verso occidente, nel regno di Esperia, da dove si diceva provenisse il famoso Dardano, capostipite dei troiani.

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Il viaggio di Enea

Enea doveva dunque tornare alle origini per dar vita al popolo che, per un certo periodo, avrebbe dominato il mondo. Compì un lungo viaggio attraverso il Mediterraneo, osteggiato dalla dea Giunone, che voleva la completa distruzione della stirpe di Paride, colui che aveva osato consegnare la mela d’oro a Venere anziché a lei. Lungo le sue peregrinazioni fece innamorare anche la regina fenicia Didone, che però abbandonò sulle coste africane per compiere la profezia e approdare infine nel Lazio.

Didone in seguito fonderà Cartagine, città che per questo sarà acerrima rivale di Roma. La regina abbandonata si suicidò, ma prima di compiere l’estremo gesto, lanciò sulla stirpe di Enea una maledizione che l’avrebbe resa per sempre nemica dei cartaginesi.

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Giunto nel Lazio, Enea seguì una scrofa bianca mandata dagli dèi, che partorì trenta maialini, facendogli capire che non era ancora il momento di fondare Roma: l’eroe avrebbe dovuto attendere trenta lunghi anni.

Nel frattempo Enea si alleò a Latino e ne sposò la figlia Lavinia, e si batté con coraggio contro le popolazioni stanziate in quelle zone. Dopo la morte di Latino, divenne re al suo posto ed ebbe da Lavinia un figlio di nome Silvio, ma Ascanio, il primogenito che aveva avuto a Troia, temeva che i latini avrebbero sempre preferito Silvio a lui, perciò decise di fondare una città tutta sua.

Ascanio si ricordò della scrofa bianca e fondò la città di Alba Longa (che significa bianca e lunga, proprio come la scrofa), e qui regnò una lunga dinastia di re albani, gli ultimi dei quali sono Romolo e Remo, figli della vestale Rea Silvia e del dio Marte, che le apparve in un bosco sacro.

I gemelli, come in tutte le leggende che si rispettino, vennero ritenuti pericolosi e gettati nel fiume per ordine del perfido prozio, che desiderava mantenere il trono, ma la loro culla s’incastrò tra i rami di un un fico, dove poi una lupa li trovò e li unì alla propria cucciolata. I due crebbero assieme ai pastori ma ben presto scoprirono le loro vere origini e decisero di aiutare il nonno Numitore a riprendersi il trono di Alba Longa.

Infine decisero di crearsi un regno tutto loro, ma Romolo voleva fondarlo sul colle Palatino e Remo sull’Aventino, perciò iniziarono a litigare. Non trovando un accordo, pensarono di chiedere un segno agli dèi, che avrebbero dovuto mandare uno stormo di uccelli come buon augurio a uno dei due. Remo vide sei avvoltoi prima del fratello, ma Romolo ne vide dodici, quindi fu il vincitore.

Con un aratro segnò il sacro confine di Roma e ordinò ai suoi uomini di punire chiunque lo avesse valicato. Chiamò i più saggi sacerdoti dall’Etruria perché aprissero una voragine al centro della città e vi gettassero tutti i semi e gli oggetti sacri e votivi perché Roma sorgesse grande e potente. Remo però era geloso del prestigio del fratello e non faceva che criticare i lavori da lui commissionati. Disse anche che le mura erano troppo basse e le superò con un salto, e per aver violato il sacro limite venne ucciso dal capomastro.

Romolo accorse e si gettò accanto al fratello ma ormai non c’era più nulla da fare.
Che chiunque osi valicare le mura di Roma subisca lo stesso destino!” annunciò dunque amaramente.

Romolo fu il primo dei leggendari sette re di Roma, e la storia di questo grande popolo è piena di grandi guerrieri, di uomini saggi, ninfe boschive e divinità tonanti. Il panorama del Lazio a quel tempo era assai variegato, e i romani dovettero vedersela con le popolazioni latine e con i potenti etruschi, che erano organizzati in una grande dodecapoli formata da ben dodici città.

Blessed by the Gods (Ancient Rome competition project)

Insomma, i miti e le leggende di Roma sono entusiasmanti e spesso hanno a che fare con usanze o monumenti che ancora hanno lasciato una traccia nel nostro mondo moderno. Roma, la città eterna, è ancora in piedi e ricorda con orgoglio il tempo in cui era caput mundi, la capitale dell’intero mondo.

Le mitiche origini di Roma dal viaggio di Enea alle guerre puniche sono raccontate dalla collana Meet Myths nel volume Miti Romani.

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