Sanguem: la storia della Dea Madre e del suo amante

Iniziavano alle Idi di Marzo le lunghe celebrazioni in onore di Cibele, la Grande dea Madre frigia,e il suo paredro Attis, che avevano la durata di tredici giorni.
Il mito celebrato dai romani era molto più antico, proveniva infatti dalla prima civiltà che iniziò a mettere per iscritto, su tavolette di argilla, le proprie tradizioni, ovvero i sumeri.
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Attis era un bellissimo giovane frigio, nato dalla ninfa Nana fecondata da una mandorla proveniente da un albero germogliato grazie al sangue di Agdistis.
Agdistis era un dio ermafrodita, figlio di Zeus e Cibele, nato da una pietra su cui era caduto del seme del dio durante l’accoppiamento. Gli dèi temevano che, racchiudendo in sé sia il potere del padre degli dèi che della grande madre, uniti ai principi sia maschile che femminile, Agdistis potesse diventare troppo potente, perciò lo evirarono. Dal suo sangue sorse un mandorlo da cui poi la ninfa Nana prenderà un frutto, restando incinta.

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Il bimbo che nacque venne abbandonato in un canneto e cresciuto da una capra, (che in frigio si dice attagos) e per questo venne chiamato Attis.
In molti si innamorarono di lui, persino Agdistis, che lo fece impazzire, portandolo a evirarsi e morire dissanguato sotto un pino, in preda alla follia. Dal suo sangue versato sulla terra nacquero le viole, i primi fiori che sbocciano a primavera.
Cibele intervenne per salvare il giovane (di cui a sua volta era innamorata) e lo fece tornare alla vita, prendendolo come proprio sposo e come auriga del suo carro, trainato da due fieri leoni.
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Si dice che questi leoni fossero in realtà Melanione e Atalanta, trasformati da Zeus in animali per punire la loro profanazione di un tempio della Grande Madre.
Nel corso del mese di marzo si susseguivano a Roma le tappe della celebrazione in onore di Attis, chiamata Sanguem, poiché, come abbiamo visto, il sangue era un elemento centrale di questo mito. Il 15, alle Idi, avveniva la processione chiamata Canna intrat, dove si portavano al tempio di Cibele delle canne per ricordare il fatto che Attis fosse stato abbandonato in un canneto.
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Il 22 marzo seguiva Arbor intrat, dove sfilava in processione un pino appena tagliato e coperto con bende rosse e paramenti, in onore di Attis che morì proprio sotto questo albero.
Il 24 marzo era il Dies Sanguinis, in cui il sacerdote preposto alla celebrazione, chiamato arcigallo, si tagliava per aspergere il sacro pino con il proprio sangue, come aveva fatto Attis.
Il nome arcigallo può sembrarci strano, ma i sacerdoti di Attis si chiamavano galli a causa di un antichissimo retaggio sumero. In quel tempo lontano vi erano figure sacre note come Gala e Galatur che presiedevano i riti religiosi, di solito connessi alla dea Inanna o al dio Enki.
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Nel mondo sumero vi erano anche i Gallu, demoni dalla sessualità ambivalente che collegavano il mondo dei vivi a quello dei morti.
I galli, sacerdoti di Attis, erano spesso eunuchi o sessualmente ambivalenti, in quanto dovevano rappresentare la castrazione del dio, inoltre compivano rituali di tipo estatico, inducendosi alla trance suonando il tamburo, e compivano gesti autolesionisti allo scopo di spargere il sangue in onore del dio.
Il 25 marzo si festeggiava invece la resurrezione del dio a opera di Cibele. Tale avvenimento era pieno di gioia e si chiamava infatti Hilaria (dove possiamo riconoscere la radice di parole come ilarità) e per le strade si susseguivano cortei gioiosi attorno alla statua dell Grande Madre.
La statua di Cibele portava incastonata la sacra pietra di Megalesia, chiamata anche Ago di Cibele, uno dei simboli che, secondo la tradizione, consentiva a Roma di essere grande. Si trattava di una pietra conica che venne trasferita entro il perimetro romano in seguito a una profezia tratta dai Libri Sibillini, i quali asserivano che, per sconfiggere Annibale, era necessario essere in possesso della pietra.
Anche l’oracolo delfico confermò questa profezia: Cartagine poteva essere sconfitta solo con l’aiuto della Grande Madre. 
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Si trattava di una pietra di ferro meteoritico che, secondo il mito, sarebbe provenuta proprio dalla dea. Fu su quella pietra che nacque Agdistis, la divinità ermafrodita poi evirata, che secondo alcune tradizioni sarebbe poi il doppio di Cibele.
Il 27 marzo infine veniva lavata la statua della dea per poi essere riportata nel suo tempio sul Palatino.
La leggenda del bellissimo giovane amato da una potente dea e da lei riportato alla vita proprio a primavera è presente in moltissime culture ed è uno degli archetipi del dio della vegetazione che, unendosi alla dea Terra, riporta la fertilità dopo un periodo di freddo inverno.
Troviamo molti altri miti simili, come quello di Afrodite e Adone, Iside e Osiride o, nel mondo sumero, origine di questa storia, Inanna e Dumuzi.
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