Il Krishna storico

Krishna è di certo una delle divinità più famose nell’immaginario indiano. Viene chiamato Megh-varna, colui che ha il colore delle nuvole; Go-pal, il protettore delle mandrie; Murli-manohar, colui che incanta i cuori col suo flauto; Madan-Mohan, colui che fece innamorare l’Amore… e questi sono solo alcuni dei suoi soprannomi.

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Ad ogni modo, questo articolo non riguarda Krishna come dio, ma intende andare alla ricerca del Krishna umano.

Non siamo i primi a fare questo tipo di ricerca: più di un secolo fa, Bankim Chandra Chatterjee scrisse un interessante saggio chiamato Sri Krishna Charitra, dove cercava di studiare in modo scientifico la vita di Krishna.

Negli ultimi tempi ci sono state però molte scoperte archeologiche e scientifiche che hanno cambiato le basi di molte teorie, e la stessa data della composizione dei Veda è slittata indietro di moltissimo tempo. Gli storici di un secolo fa non avrebbero mai potuto immaginare che i Veda fossero così antichi. Alla luce delle nuove scoperte, è il caso di esaminare Krishna sotto una prospettiva di tipo storico.
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I Veda, antichi testi sacri dell’induismo

Il periodo storico di Krishna

La Shrimad Bhagavatam dichiara che Krishna arrivò su questo mondo alla fine del Dwapara Yuga del settimo Manvantara, nel primo Kalpa del cinquantunesimo anno del corrente Anno di Brahma…
immagino che in pochi possano capire una data basandosi su questi complicati indizi, eppure si tratta di una definizione molto precisa. Gli indiani suddividono le ere cosmiche in Yuga, Kalpa e Manvantara, perciò la frase qui sopra, agli occhi di un esperto, suona molto chiara.

Attualmente ci troviamo nell’ultimo Yuga, chiamato Kali Yuga e, secondo gli astronomi indiani, esso ebbe inizio il 20 febbraio 3102 a.C. Sempre secondo tali calcoli, Krishna sarebbe nato intorno al 3300 – 3200 a.C., dal momento che la Bhagavatam ammette che nacque prima dell’avvento del Kali Yuga.

Molte fonti letterarie ci aiutano a capire meglio il periodo della sua vita su questo mondo: il primo a darcene una versione dettagliata è il poema epico conosciuto come Mahabharata, di cui Krishna è uno dei protagonisti.

 

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Pagina del Mahabharata

Principalmente l’epica racconta della guerra tra Pandava e Kaurava perciò, quando parla di Krishna, lo fa sempre nell’ottica in cui agì per aiutare i Pandava. La sezione più famosa è la Bhagavad Gita, dove Krishna parla in prima persona, e tale testo è divenuto uno dei più letti e amati nella tradizione hindu.

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Krishna partecipò alla battaglia come auriga sul carro di Arjuna

Queste sono le parole di Grant Morrison, che ha diretto 18 days, un’interessante serie animata basata sulle vicende del Mahabharata:
La Bhavagad Gita, con il suo guidarci direttamente nello strano universo che condividiamo, è il cuore del poema; tutto il resto  ruota attorno al momento in cui Krishna parla ad Arjuna. Il conflitto tra desiderio e dovere, tra la materia e lo spirito, è combattuto ogni giorno da ogni essere umano.
Ormai è noto che il Mahabharata non fu scritto tutto in una volta, ma nel giro di parecchi anni. La prima parte dell’epica dice che fu Vyasa a dettarlo al dio Ganesha, che lo scrisse usando come pennino una delle sue zanne, e questa origine mitica rende difficile individuare una datazione precisa.

In ogni caso, la recente scoperta del letto del fiume Saraswati, ormai prosciugato da secoli, può offrirci qualche aiuto nella datazione delle vicende del Mahabharata. Il fiume Saraswati viene descritto nel poema come in procinto di scomparire del tutto. Balarama (il fratello di Krishna) viaggiò proprio su quelle acque dalla città di Dwarka a quella di Mathura per spargere le ceneri della stirpe degli Yadava dopo la grande battaglia.

Questo significa che il fiume, anche se in via di estinzione, era ancora navigabile al tempo del Mahabharata. Gli scienziati francesi hanno stabilito che Saraswati si sarebbe prosciugato intorno al 3000 a.C., data che sembrerebbe coincidere con quella della nascita di Krishna, di qualche secolo antecedente, quando il fiume poteva ancora essere usato per navigare.

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Un’opera letteraria chiamata Harivamsha ci aiuta a riempire i buchi lasciati dal Mahabharata sulla vita di Krishna, assieme al Vishnu Purana e al Bhagavata Purana, che ci forniscono ulteriori dettagli.

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Krishna nel Bhagavata Purana

A confondere ulteriormente le acque resta però il fatto che la saggezza indiana veniva perlopiù trasmessa oralmente, perciò quando questi testi furono messi in forma scritta, probabilmente avevano già parecchi anni ed è difficile darne quindi una datazione precisa.

Grazie al linguaggio utilizzato, alla grammatica e ai riferimenti storici, molti testi sono stati comunque datati in maniera soddisfacente, perciò possiamo farci un’idea generale del periodo in cui visse Krishna.

Testi che parlano di Krishna

Troviamo copiosi riferimenti a Krishna nella letteratura vedica, jainista e buddhista.

La più antica fonte al riguardo è la Chandogya Upanishad. Composta intorno al 900 a.C., parla di Krisha-Vasudeva come figlio di Vasudeva e Devaki.

Testi jainisti del 700 a.C. parlano dell’esistenza di un Krishna-Vasudeva e di un Balarama per ogni ciclo cosmico. Costoro nascerebbero per sconfiggere il male e distruggere Prati-Vasudeva e Anti-Krishna (che ricorda il concetto di Anticristo). Il Krishna e il Balarama delle leggende induiste da noi conosciute sarebbero i noni di questa serie.
Sempre secondo il jainismo, Krishna diverrà il dodicesimo Tirthankara (profeta\messia) della prossima era cosmica.

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Rappresentazione moderna di Krishna e Balarama

L’antico grammatico Panini, autore dell’Asthadhyayi (VI sec. a.C.) menziona Vasudeva, Krishna e i cugini Pandava e Kaurava come vissuti nello stesso periodo storico. Panini era uno studioso di linguistica non connesso a credo religiosi, perciò la sua testimonianza ci risulta preziosa.

Anche le fonti buddhiste sono piene di riferimenti ai personaggi del Mahabharata, incluso Krishna. Nel Ghata-Jataka (3oo a.C.) Krishna viene presentato come un antico re indiano e le sue gesta corrispondono a quelle raccontate dalle fonti induiste. Nel 150 a.C., Patanjali nel suo Mahabhashya celebra la vittoria di Krishna e Balarama (chiamato qui Samkarshan) sull’usurpatore Kamsa.

Inoltre, abbiamo anche prove addotte da viaggiatori stranieri, come gli studiosi greci che giunsero in India durante e dopo le campagne militari di Alessandro Magno.
Megastene (350 a.C.), l’ambasciatore greco di re Chandragupta Maurya (imperatore della dinastia Maurya che governò l’India tra il IV e il II secolo a.C.), identifica Krishna con il greco Eracle nella sua opera chiamata Indica. Descrive inoltre una tribù indiana chiamata Sourasenoi che venerava l’Eracle indiano in due città: Methora e Kleisobora, tra le quali vi era un fiume navigabile chiamato Jobares.
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Si sa, gli antichi storici cercavano di dare un senso alle credenze dei popoli stranieri equiparandole alle loro (Giulio Cesare non farà qualcosa di molto diverso parlandoci dei Galli), inoltre anche Krishna, come Eracle, compì numerose imprese da giovane, sconfiggendo pericolosi mostri.
Ad esempio, Krishna ammansì il mostruoso serpente Kaliya, dotato di centodieci teste dal veleno letale, così come Eracle uccise Idra e intinse le frecce nel suo sangue, rendendole mortali.
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Krishna sconfigge il serpente Kaliya

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Eracle e l’Idra

Dalle descrizioni dell’Indica, non c’è dubbio che la dinastia dei Sourasenoi si riferisca alla stirpe di Krishna, i Shurasena Yadava; così come la città di Methora è Mathura e Kleisobora è la versione grecizzata di Krishnapura. Il fiume Jobares infine è lo Yamuna.
Quinto Curzio ci racconta che, quando Alessandro affrontò l’esercito indiano sulle rive dell’Indo, i soldati nemici portavano con sé immagini sacre di Eracle (che ovviamente era Krishna, ma i greci e i romani non potevano saperlo).
Gli scribi di corte dell’impero Maurya (325 – 185 a.C.) dicono che la città di Polibrotha (forma greca corrotta di Pataliputra) fu fondata da Eracle 138 generazioni prima del regno di re Sandrocottas (il nome con cui i greci chiamavano Chandragupta, l’imperatore Maurya).
138 generazioni impiegano all’incirca 3000 anni ad avvicendarsi (calcolando che ogni re all’incirca abbia un regno di 20-25 anni in media), perciò andando indietro dagli anni in cui visse Chandragupta Maurya fino al presunto Eracle che fondò la città, arriviamo vicini al 3300 a.C., la data di nascita di Krishna! 
Questa data non solo coincide con l’ipotesi fatta dall’interpretazione vedica, ma anche con la data di sparizione del fiume Saraswati.

La civiltà dell’Indo-Saraswati

Gli artefatti della civiltà sorta attorno ai fiumi Indo e Saraswati ci raccontano con meravigliose immagini gli eventi e i personaggi della tradizione vedica. Ci sono sigilli che rappresentano Shiva, la dea madre, l’imperatore Bharata… e naturalmente Krishna non manca all’appello.
Una tavoletta trovata negli scavi di Mohanjodaro nel 1931 raffigura un giovane uomo intento a piantare due alberi dai quali emergono due figure umane.

 

Il dr. E.J.H. Mackay, che compì gli scavi a Mohanjodaro, ritiene che questa immagine rappresenti la scena di Yamalarjuna e il prof. V.S. Agrawal concorda. Il giovane potrebbe essere Krishna che libera i due Gandharva Nalkubera e Manigriva, trasformati in alberi da una maledizione.

Questa immagine dimostra che la popolazione della valle dell’Indo conosceva Krishna e le sue storie. Nelle raffigurazioni ci sono molti animali, reali o fantastici, persino unicorni, ma una caratteristica particolare è la mancanza di fauna e vegetazione. Solamente un tipo di albero viene invariabilmente rappresentato nei rilievi: il Peepal.

Nel decimo capito della Bhagavad-Gita, Krishna afferma che l’albero che più gli è caro e che lo rappresenta è l’Ashwatta, o Peepal. Forse in questi rilievi Krishna viene rappresentato tramite le foglie di Peepal, nella sua forma non antropomorfa.

Nella leggenda del rishi Markandeya, Krishna appare di fronte al saggio come un neonato adagiato su una foglia di Peepal, mentre galleggia sulle cosmiche acque che rappresentano la dissoluzione del mondo.

Archeologia subacquea

Nel golfo di Cambay, sulla costa del Gujarat, sono state recentemente scoperte tracce di una civiltà sommersa che, datata al carbonio, andrebbe indietro nel tempo fino al 7500 a.C. (so che può sembrare incredibile: ecco un link alla stessa notizia data dalla BBC).

Probabilmente questa civiltà è più antica di quella della valle dell’Indo, e chissà, potrebbe davvero essere connessa a quei re e regni descritti nell’epica indiana. Senza esagerare con i voli pindarici, restiamo però aggrappati all’evidenza archeologica: di certo la scoperta di una città sommersa nei pressi dell’odierna Dwarka è collegabile a Krishna. I numerosi ritrovamenti in pieno accordo con le fonti scritte potrebbero fare di Dwarka la città che ospitò Krishna, proprio come affermano i testi.
Secondo il Mahabharata, questo centro urbano venne costruito da Vishwakarma, l’architetto degli dèi, direttamente per Krishna, bonificando 12 yojana (un’unità di misura che corrisponde circa a 13 chilometri) di terra, sottraendoli dal mare. La città aveva sei settori ben organizzati, zone residenziali e commerciali, ampie strade, piazze, palazzi e molti servizi pubblici, oltre a un fiorente porto.
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La pianta della città scoperta negli abissi marini vicino all’attuale Dwarka somiglia molto a quella descritta nei testi, anche le misure coincidono. Le immense fondamenta delle mura renderebbero verosimile l’idea di una città eretta su una terra strappata a forza dal mare. Le scritture parlano anche di un interessante sistema, simile a un passaporto, in dotazione ai cittadini di Dwarka. Essi possedevano un sigillo di argilla, raffigurante un animale a tre teste, che doveva essere presentato al momento dell’ingresso o dell’uscita dalla città. Questo sigillo è stato trovato tra le rovine sommerse della città!

Eccone alcuni esempi:

Il sigillo è stato sottoposto a datazione al carbonio, risultando appartenente al 1528 a.C. Altri artefatti sono stati datati tra il 2500 a.C. e il 300 d.C., dimostrando che Dwarka fu un centro commerciale assai frequentato per un lunghissimo periodo di tempo.

Altre prove

Una pittura rupestre dell’800 a.C. a Mirzapur, nell’Uttar Pradesh, mostra un auriga che sta lanciando una ruota contro un’altra figura. Questo è un episodio del Mahabharata: Krishna, vedendo Arjuna indugiare, stava per colpire Bhishma con la sua ruota celestiale, ma Arjuna lo fermò, sostenendo che toccasse a lui battere l’antico maestro, e non a colui che aveva accettato di partecipare alla battaglia solo in veste di auriga.

La venerazione di Krishna, nella forma di Vasudeva, può essere rintracciata già nel IV secolo a.C. e, sorprendentemente, con un’altra connessione al mondo greco.
Il grande condottiero Alessandro Magno arrestò le sue conquiste quando arrivò a scontrarsi con il re delle regioni indiane Porus o Parvateshwar. L’impero macedone riuscì ad estendersi solo nelle regioni del nord-ovest, mandando ambasciatori nelle altre terre, ancora governate dai raja indiani. Uno di questi era Eliodoro, che venne inviato da Taxila alla corte di re Bhagabhadra, nella regione di Videsha (attuale Besnagar, nell’India centrale).
Ecco una mappa delle ambasciate greche in India:
Eliodoro fu il primo greco a lasciare una testimonianza della propria conversione all’induismo, diventando un devoto sostenitore di Krishna.

Durante la sua visita a Videsha, Eliodoro eresse un pilastro Garuda (ovvero con la punta a forma di aquila) in onore di Krishna.

Ecco l’iscrizione che figurava sul pilastro:
Questa colonna-Garuda per Vasudeva Krishna,
il dio degli dèi,
è stata eretta qui da Eliodoro,
devoto a Vishnu,
figlio di Dione e abitante di Taxila,
che venne qui come ambasciatore greco
mandato dal grande re Antialkidas
al re Kashiputra Bhagabhadra, il Salvatore,
che regna in modo prospero nel suo quattordicesimo anno di regno.
Eliodoro fu il primo occidentale di cui abbiamo traccia a convertirsi al Vaishnavismo .
Un’altra scoperta che unisce India e Grecia è rappresentata dalle monete d’oro di Agatocle (200 a.C.) con impressa l’immagine di Balarama con il suo aratro su un lato e Vasudeva Krishna con il disco sacro dall’altro.

 

La moneta fu coniata nel 172 a.C. e ritrovata in Afghanistan.

Nella caverna di Chilas, nel Pakistan occidentale, sono state ritrovate pitture rupestri risalenti al II secolo a.C. in cui Krishna e suo fratello Balarama appaiono con i loro nomi alternativi scritti sotto le figure: Vasudeva e Samkarshan.
La moneta e i graffiti dimostrano che Krishna era conosciuto e venerato anche nelle regioni a nord ovest del continente indiano.
Maues, un sovrano indo-sciita che regnò tra l’85 e il 60 a.C. in Pakistan, era devoto a Balarama ma anche a Zeus e Atena. Una delle monete coniate durante il suo regno rappresenta Balarama.

 

L’ultimo grande re dell’Impero Kushan, comprendente l’India settentrionale e la Battria, prese il titolo di Vasudeva I nel 200 d.C. e coniò monete in onore del dio Krishna.

Come se tutto ciò non bastasse, l’iscrizione di Aihole, voluta da re Pulakesin II e datata 634 d.C., afferma che la grande battaglia del Mahabhrata ebbe luogo 3735 anni prima della creazione di tale iscrizione. Basta fare due calcoli: 3735 – 634 = 3101 a.C.
Una data molto vicina a quelle che avevamo proposto in precedenza.
Tutto questo lungo elenco di scoperte archeologiche ha lo scopo di mostrare come Krishna e suo fratello Balarama fossero conosciuti e venerati come divinità già in tempi molto antichi e tutte le prove raccolte finora sembrano collocarli nel III millennio a.C.

Prove astrologiche

Il dr. Narhari Achar, professore di fisica presso l’Università di Memphis, in Tennessee, ha stabilito il periodo in cui la guerra descritta nel Mahabharata ebbe luogo basandosi sull’astronomia e ritiene tale documento il più autentico nella storia della civiltà umana.
Ci sono almeno 140 riferimenti astronomici nel Mahabharata (comparsa di comete, eclissi, congiunzioni di pianeti, moti retrogradi) e il dr. Achar li utilizzò assieme ad un software utilizzato anche dalla NASA per il lancio dei suoi satelliti. Grazie a questo programma, riuscì a individuare l’esatto momento storico in cui avvennero le congiunzioni descritte nel Mahabharata, riuscendo a collocare la lotta tra Pandava e Kaurava esattamente nel 3067 a.C.
Usando lo stesso software, il dr. Achar cercò anche l’anno di nascita di Krishna: 3112 a.C. I riferimenti astrologici relativi a questo evento erano talmente unici (tre eclissi che si ripetevano ogni 36 anni) da avvenire solo una volta negli ultimi 10.000 anni.

 

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Le date trovate quindi dal dr. Achar tramite lo studio delle stelle corrispondono a quelle che finora abbiamo proposto basandoci sull’archeologia, sulla conformazione del territorio e sulla datazione dei testi. Tenendo conto di tutto ciò, l’esistenza di Krishna, uno degli dèi più venerati nel mondo induista, sembrerebbe possibile: forse cinque millenni fa questo personaggio straordinario ha davvero camminato sul nostro stesso pianeta.

In ogni caso, la sua storia è affascinante e ha ispirato l’intero mondo orientale, divenendo concreta nell’arte, nella letteratura e nell’architettura.

Le avventure di Krishna, assieme a quelle di molte altre divinità indiane, e la grande epica del Mahabharata sono raccontate dalla collana Meet Myths nei volumi I Miti Indiani e Mahabharata.

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Questo articolo è la traduzione di un post proveniente dal blog indiano di Vineet Aggarwal, con alcuni ulteriori approfondimenti.
 
 

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